Whistleblower-whistleblowing
Il whistleblower, traducendo la lingua inglese, è il “soffiatore di fischietto”, in Italia viene definito “allertatore civico” o “segnalatore di corruzione”.
Il whistleblower, è un dipendente pubblico o privato, che venendo a conoscenza, nel rapporto di lavoro, di reati o illeciti, lo fa presente alle autorità anticorruzione, che per quanto riguarda l’Italia, sono rappresentate da Anac (autorità anticorruzione) e magistratura (giudice del lavoro).
Dato che per i malfattori, il whistleblower è considerato una “spia”, una persona alquanto “scomoda”, in Italia, solo l’anno scorso, è stata introdotta, una legge ad “hoc”, sul whistleblowing, allo scopo di tutelare il “fischiatore”.
Qualora il denunciante l’illecito, fosse licenziato, ha diritto alla reintegra nel posto di lavoro e al risarcimento del danno.
Qualora, il “fischiatore”, commette reato di calunnia o diffamazione, accertato con sentenza di primo grado, le tutele previste dalla legge, vengono meno.
In quest’ultimo caso, sono, addirittura, previste sanzioni per i “fischiatori” che basano le proprie denunce su dati infondati.
Tra l’ altro, il denunciante il fatto illecito, è tenuto a fornire dei dati “precisi e concordanti”.
Il whistleblower, che denuncia un’irregolarità fondata e per questo subisce vessazioni di vario genere, può anche rivolgersi al sindacato di settore, in modo da essere tutelato nel migliore dei modi.
Il problema che si pone nella realtà è questo: “Esiste la tutela effettiva?In un paese come l’Italia, pieno di corrotti e collusi?