I miti da sfatare. Il vino industriale

I miti da sfatare. Il vino industriale

da una lettura attenta delle varie opinioni, al riguardo, si è d’accordo con chi dice che il buon vino viene solo dalla terra e dalla vigna e mai , dico mai, dalla chimica.

In passato ,si produceva vino di alta qualità, grazie all’azienda di famiglia e agli insegnamenti del nonno, del padre ,che andavano dalla vendemmia nel mese di ottobre/novembre fino al travaso nel mese di marzo , dalla quantità delle vinacce al giusto sapore dell’alcool, dall’importanza delle botti in legno e cosi via.

Con l’avvento della nuova era, rivolta sempre di più al consumismo e al business, la qualità di quello che si mangia e di quello che si beve , in questo caso, è venuta meno, per lasciar posto alle etichette, ai loghi, ai vari DOC, DOP, DGP e cosi via.

Se girate un po’ tra gli scaffali dei supermark, noterete che tra i vari tipi , da quello un po più economici, a quello anche un po costosi, del sapore del vino fatto in casa , sono lontani anni luce.

Se ci fate caso , hanno tutti lo stesso sapore, lo stesso colore di un bianco trasparente , per i bianchi, e un nero /marrone, per i rossi .

Dov’è oggi, quel vino fatto in casa, dal colore rosso cherubino, dal sapore unico, dov’è quel bianco di un colore giallo paglierino , dal profumo inestimabile e dalle bollicine indimenticabili.

Dov’è quella voglia di produrlo , quella passione di trasformare il nettare di bacco in poesia.

Nessuno ha più voglia di zappare la terra, è normale che poi il vino lo fanno con le cartelle,

acqua, alcool, estratto in polvere di non si sa se uva oppure altro, solfiti e chissà quante altre schifezze.

Pubblicità