40 anni

40 anni

Negli anni ’80, nelle tv italiane, spopolava il film “I miei primi 40 anni”, tratto dall’omonimo libro, che narrava la storia di una persona famosa.

Una persona famosa, appunto, che raccontava le proprie vicissitudini, fino alla età di 40 anni.

Una donna, che raccontava le sue gioie e i suoi dolori.

Le persone normali, che arrivano a quest’età (perché c’è anche chi quest’età, purtroppo non la raggiunge), a 40 anni, fanno un rendiconto della propria vita, una sorta di bilancio.

Arrivati a quell’età, si fanno tante domande del tipo: “sono arrivato/a ai 40 anni, e cosa ho realizzato?”, “ho studiato e che lavoro svolgo? Svolgo un lavoro, adeguato ai miei studi?” e così via.

Ci sono persone, che fino a quell’età, “sembrano essere in letargo” e arrivati alla quarantina, prendono coscienza di sé, mirando a cambiare la propria vita, il proprio lavoro.

A quarant’anni, si diventa maturi, si ha maggiore consapevolezza, si affronta la vita con maggior grinta. Si è più sicuri di sé. Si accettano, maggiormente i propri difetti, le imperfezioni; si è più tolleranti verso il prossimo.

Anche Shakespeare, dedica un sonetto ai 40 anni, intitolato: “Quando quaranta inverni”,  che recita così:

Quando quaranta inverni assedieranno la tua fronte e scaveranno profonde trincee nel prato della tua bellezza,l’uniforme altezzosa di  giovinezza che ora tutti t’ammirano sarà considerata un vestuccio d’assai scarso valore.
Se poi ti chiedessero dov’è finita  la tua bellezza,
dove sono i tesori degli anni lussureggianti,
dire che sono nei tuoi occhi  infossati
sarebbe una vergogna divorante, un vano vanto.

Un investimento ben migliore per la tua bellezza sarebbe la riposta: “Questo mio figliolo chiarirà il mio bilancio e scuserà la mia vecchiaia”dimostrando che la sua bellezza è erede della tua.

Sarebbe come tornar giovane quando sarai vecchio,
come sentire riscaldarsi il sangue che ti senti gelare.                     William Shakespeare

                                           

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