“I Sangermano. Il popolino e la gioia del male “

“I Sangermano. Il popolino e la gioia del male”

 

” Per me si va nella città dolente,

per me si va nell’eterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mi atto fattore.

Fecemi la divina podestate,

la somma sapienza e l’primo amore.

Lasciate ogne speranza voi ch’entraté.”

Così l’autore chiude il suo manoscritto, citando i versi di Dante del terzo canto dell’Inferno, per descrivere quanto accadde in quel luogo di ambientazione storica dell’entroterra apulo -irpina, circa le malefatte di bifolchi e briganti.

Un libro da leggere, scritto da un autore esordiente, con la passione per la storia popolare, che racconta la crudeltà  e la grettezza dell’essere umano nel diciannovesimo secolo.

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